L’Istituto Cattaneo di Bologna, diretto da Salvatore Vassallo, ha esaminato i flussi di dieci grandi città, da Milano a Bari.
Il dato che emerge è che larga parte dell’elettorato del centrodestra non ha partecipato al voto, mentre il tasso di astensione risulta prossimo o pari a zero tra gli elettori che alle Europee 2024 avevano votato PD, M5S e AVS. L’astensione si colloca su livelli abbastanza alti anche tra gli elettori dell’area liberal-riformista (IV-Azione e +Europa).
Anche se l’affluenza alle urne del referendum è stata significativamente più bassa rispetto alle elezioni europee dell’anno scorso, una quota rilevante di chi dodici mesi fa si astenne è andato a votare per il referendum, in particolare per quelli sul lavoro.
Sul referendum resta comunque la debacle del mancato quorum, fermo al 30,6% degli aventi diritto. Anche se, secondo il Cattaneo, soprattutto il primo quesito sui licenziamenti illegittimi ha compattato il fronte progressista, addirittura allargandolo: fatti 100 gli elettori di PD, M5S e AVS, al voto per la prima scheda è andato il 109%.
Invece sulla cittadinanza, l’effetto sorpresa è soprattutto nel centrosinistra.
Vediamo come è andata. A Firenze, ad esempio, il 25% di chi aveva votato il PD un anno fa ha scelto di non abrogare la legge, lasciando le maglie strette.
A Genova il fronte del no è al 22%, a Bologna al 21%. Nella Capitale la stima scende al 13% e la più bassa si registra a Palermo dove l’8% ha votato no e il 92% sì.
Ancor più divisi i 5 Stelle; sul quesito il Movimento ha lasciato libertà di scelta ai suoi elettori, sapendo che Giuseppe Conte ha sposato apertamente il sì.
L’analisi nei grandi centri mostra come i ‘no’ dei 5 Stelle siano prevalenti ovunque tranne che al Sud.
In particolare, a Napoli e Palermo, ancora considerate roccaforti del partito, rispettivamente il 76% e il 70% hanno detto sì a una riforma della cittadinanza; contrari il 24 % e il 30%.
Roma segna un pareggio (50 e 50) mentre Bologna registra il 69% degli elettori per il no e il 31% per il sì.
Compatto e senza distinguo l’elettorato di AVS e Sinistra Italiana (i sì vanno dall’89% al 100%).
Il cosiddetto campo largo ha però retto sull’affluenza quasi azzerando l’astensionismo.
Non è stato così fra i centristi di Azione e Italia viva che il Cattaneo mette nell’area liberal-riformista: numerosi gli astensionisti con stime che vanno dall’89% di Bari passando per il 77% di Milano e il 50% di Torino.
Eppure, tra chi ha votato i calendiani e renziani, prevale il sì.
Ciò è quanto emerge dall’analisi dei flussi elaborata su dieci grandi città.
L’analisi ha preso in esame il primo dei cinque quesiti, quello sul reintegro dei lavoratori ingiustamente licenziati.
La quasi totalità degli elettori che avevano votato PD alle elezioni europee ha infatti aderito all’appello dei promotori. Quelli che hanno scelto il no sono meno di un elettore su dieci (qualcuno in più a Milano e Padova, quasi nessuno a Napoli e Genova), mentre il tasso di astensione risulta prossimo o pari a zero tra gli elettori che alle Europee 2024 avevano votato PD, M5S e AVS.
“È azzardato proiettare il voto registrato in occasione di questa tornata elettorale su possibili equilibri elettorali futuri tra partiti e aree politiche, ma l’impressione che si ricava continua ad essere quella di una sostanziale stabilità degli allineamenti elettorali registrati in occasione delle politiche del 2022 e delle europee del 2024”.
È una prima conclusione a cui giunge l’Istituto Cattaneo che ha analizzato i flussi fra le europee di un anno fa e il referendum.
(Fonte Istituto Cattaneo, a cura di SPI CGIL Salerno)